sabato 12 maggio 2012

LA PAROLA CHE RENDE ASSASSINO


Guardo le ombre confessarsi lungo le pareti,
assaggio della primavera in ginocchio,
di maggio che appende i bambini ai cancelli
e il flagello che passa le porte,
e la parola che rende assassino.

Bevi il sole
e dimentica di mangiare
al suono delle campane,
ditegli che Loro esistono
e mi hanno dato una parola che mi ha reso assassino.

Sparso il sangue del mio sangue
non tornerò in treno.
Credo che morirò.
Morire della morte del martire,
dell'uomo santo pieno di dio
mania dell'eterno,
deleterio segno di te
tutto dentro ti voglio
fino infondo,
all'osso,adesso
Amo.

Non tornerò in treno:
mani ragni sul mio corpo
intrecciano fili rossi che tornano a te.

PACE! infondo al mio matrimonio di fuoco,
nella tua gola i pomeriggi brevi della mia pelle
che gridano 
AVE
da quando ho ingoiato dio
e la parola mi ha reso assassino.

Chiedi a x se sa come si fa
ad avere tutto dentro,
se tutto s'insinua obliquo,
incidente della mia carne.

L'ho vista esposta nuda,
sprecata e sporca,
dallo stappo delle parole.

Crepa cuore!
e la fuga intorno al tuo scheletro
bianco
come il cielo concavo 
pieno del mio canto
senza
eco.

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