sabato 21 novembre 2015

ORA,MAI: UN DISEGNO PER NIVANGIO SIOVARA

Un disegnino in risposta all' atto unico "ORA,MAI" di Nivangio Siovara,
che potete trovare qui: http://nivangiosiovarascrisse.blogspot.it/p/oramai.html



martedì 28 aprile 2015


Nell'acqua un cielo di fiori stellati
piovono passi sui miei capelli
e quando un applauso scocca il mezzogiorno
tutto rimane com'era da sempre e
piovono crampi brillanti d'acciaio
siamo bambini rapiti dal buio
tutti dicevano se ritornassi
e ogni volta cadeva un silenzio
più pallido e stanco del cielo di yogurt
più pallido e strano dell' uomo che amo
e stavo accucciato come un canarino
guardavo il fuoco dentro al camino
e ridevo,
ridevo.
Ho assistito un giorno al pianto d' un vecchio
quando era il tempo del suo compleanno
chi te lo fa fare di pisciarti addosso
quando il cielo è così grande e bello?
Uscite all'alba senza l' ombrello
stendete un velo pesante d' asfalto
sul corpo stanco di questo mondo
tiepida brace in un anno d' inverno
saltate il fossato come un uccello
piegate la luce come fosse talco
correte nei campi come fa il fuoco
e se potete volate col vento
lontano,
lontano.

giovedì 21 novembre 2013

Le mie lacrime le sparge il vento


Le mie lacrime le spazza via il vento
del tuo soffio quando il mondo soddisfatto
rallenta
e sfinito crolla,
una carcassa sul cemento
al tramonto di un giorno senza senso,
un bambino in attesa
davanti a una porta chiusa
che non può più tornare.

Le mie lacrime le sparge il vento
del tuo fiato e un fiore esplode sull'asfalto,
come un punto fermo sull' abisso.


domenica 1 settembre 2013

Nel punto in cui l' incubo scade


Nel punto in cui l’ incubo scade
la luce ferisce la mia voce spellata.
Niente
può inchiodare l’ evvai della mia lingua stoppino
quando assolve il brusio degli omicidi,
non gli uomini nerovestiti con le loro croci,
né l’indomani anestetico.

Nel punto in cui l’ incubo scade
cammina una bambina dagli occhi di ciniglia
e grida il segreto dei colori
agli spaventapasseri inghiottiti dal sole
e niente taglierà i suoi piedi di marzapane,
né ruberanno i punti esclamativi nelle sue tasche
finchè censura non smorzerà le fiabe.

Nel punto in cui l’ incubo scade
la primavera si slaccia la zip
e sborra polline nel grembo dei fiori,
e niente ammazzerà il grido del suo amante
che giace rappreso nel sole
se il meridiano del cielo zaffiro viene,
con gambe a spillo e ali spiumate,
disteso nel mezzogiorno delle mie mani.

sabato 3 agosto 2013

Come io cammello nella cruna del tuo ago



Come io cammello nella cruna del tuo ago
possa solcare i tuoi luoghi deserti
è un mistero preistorico
che accappona la pelle ai sassi,
ribalta i fiumi, e mi fa ridere di gusto.

Non chiedo di meglio che un piccolo posto
nel tuo grande spazio pieno di sabbia
e piccoli miracoli d'insetti e fiori spinosi,
che io sono un fiore speciale,
che non vuole acqua o cure,
ma cieli estremi e il tacito accordo
di un segreto azzurro che non lascia dubbio
e sa d' ossigeno,
che ci tiene in vita nel mondo,
a braccetto con la morte ed il silenzio,
a creare gioielli dagli scarti,
a ridere delle cose importanti.

Ascoltami.
Sono uno a cui hanno tagliato un pezzo.
Sento ancora male nel punto in cui la mano non c'è più.
Mi grava addosso l' ombra di un arto tagliato che ancora si muove.
Per questo quando ti vedo
m' innesto cruda nella tua carne,
battito agitato, intrepido,
e ti lustro i nervi come corde di violino
e mi ci appendo e canto
la canzone del sangue che si muove,
io piastrina che impedisce alla vita di uscire,
e tu, ago nel pagliaio,
magro come un chiodo,
così piccolo che mi stai in un pugno,
eppure immenso e placido come un mare dopo il tuono,
sei l' unica casa in cui io possa abitare.

Alta marea dei miei giorni,
quando te ne andrai
lascerai nudo il niente del mio fondale.

lunedì 1 luglio 2013

NELLA NOTTE SPACCACUORE

                                                     
Egon Schiele, "la famiglia", particolare.


                                                     Stiamo solo io e te nel buio,
sprangati nella primavera che scolora,
nell’ abbraccio piumoso oltre il tempo virale,
a creare gioielli dagli scarti
rammendando favole ancestrali di lupi e di bambine.

Nella notte spaccacuore
quando il bacio grida
ha suonato la sirena 
la fine della scuola, del turno alla catena, del tempo e della messa.
Scampanellio di labbra:
mi porterà in salvo, oppure morirai.

Io tutta stesa sulla lettiga d’ossa
dopo aver rovesciato le gerarchie
snocciolo il rosario della tua spina dorsale
 dal collo alle caviglie,
ancorata al tuo corpo di metallo,
mano nella mano coi prigionieri della tua gabbia toracica,

mentre fuori sfilate di passer-by
indossano opinioni prêt-à-porter. 

Inchiodata al cielo dei tuoi occhi post-it



Inchiodata al cielo dei tuoi occhi post-it
mi sono ricordata.

Sono quello che respira nei fondali blu di megattere impazzite,
la guerra sotterranea di radici che si allungano e cercano spazio,
la tua casa cantoniera nel passaggio delle generazioni
fino a quando la catena collassa,
la x sulla mappa, e tu il tesoro,
un tenero germoglio nascosto dai mille anelli delle tue età.

Solo una pelle nebbiosa può insinuarsi nel tuo bosco senza disturbarlo.

Liberata dalle tue mani di vento
che trapassa e  sradica
ho viaggiato sulle le rotte dei pollini
e fiorisco mondi.