venerdì 19 aprile 2013

Mi dispiace non saper dipingere il cielo



Ho accarezzato i miei cari con cocci di vetro sulle mani,
senza farlo apposta, così il sole tramonta
e ci lascia sulla notte inebetita
la mia pelle senza stelle
su cielo blu cobalto
ribaltato all' altezza del cuore.

L' ultima verginità che ho perso l' hai presa tu,
e sono rimasta senza pareti,
nessun astuccio di carne, nè materasso o scrigno
e ho perso anche il cielo
ma ho visto te sul soffitto,
t'accarezzavano come unghie sul muro,
e ho sfiorato il Sottile
schiacciato all' altezza del cuore.
Da lì il passo è breve come l'inverno passato
sul focolare delle tue dita,
la coperta del tuo sangue caldo,
incuneandomi cruda nel tuo taglio, toccando l' Intoccabile,
su spazio sacrosanto, all' altezza del cuore,
manciate di paillettes per cielo opaco di disegno di bambino,
sbrilluccicante, vero.

Mi dispiace non saper dipingere il cielo
adesso che non è più con me.

Ti lascio ancora l'ultima parola.

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