sabato 3 agosto 2013

Come io cammello nella cruna del tuo ago



Come io cammello nella cruna del tuo ago
possa solcare i tuoi luoghi deserti
è un mistero preistorico
che accappona la pelle ai sassi,
ribalta i fiumi, e mi fa ridere di gusto.

Non chiedo di meglio che un piccolo posto
nel tuo grande spazio pieno di sabbia
e piccoli miracoli d'insetti e fiori spinosi,
che io sono un fiore speciale,
che non vuole acqua o cure,
ma cieli estremi e il tacito accordo
di un segreto azzurro che non lascia dubbio
e sa d' ossigeno,
che ci tiene in vita nel mondo,
a braccetto con la morte ed il silenzio,
a creare gioielli dagli scarti,
a ridere delle cose importanti.

Ascoltami.
Sono uno a cui hanno tagliato un pezzo.
Sento ancora male nel punto in cui la mano non c'è più.
Mi grava addosso l' ombra di un arto tagliato che ancora si muove.
Per questo quando ti vedo
m' innesto cruda nella tua carne,
battito agitato, intrepido,
e ti lustro i nervi come corde di violino
e mi ci appendo e canto
la canzone del sangue che si muove,
io piastrina che impedisce alla vita di uscire,
e tu, ago nel pagliaio,
magro come un chiodo,
così piccolo che mi stai in un pugno,
eppure immenso e placido come un mare dopo il tuono,
sei l' unica casa in cui io possa abitare.

Alta marea dei miei giorni,
quando te ne andrai
lascerai nudo il niente del mio fondale.

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