domenica 2 giugno 2013

TAKIPIRINA

Lenire pece dentro la luce.
Così Eva morì amando,
inguine illanguidito
sulla preghiera della sera
che solleva fiumi azzurrini 
a crepuscoli sacrificali
e fragili patologie.

Pronto per una vita nuova
quando gridavo ancora,
e non accenna a fermarsi,
lunga vacanza
in suoni
e colori
si attarda.

Appollaiato alla porta del bagno
somigli a te da bambino
e già mi rivedo da grande.
T'imparo ricordandoti.
Portavi un sorriso come il sole in gennaio
e il vestito della comunione

m' infastidisce il rumore delle autovetture
stese su asfalti di velluto
lunghi tappeti rossi
di pendolari
ritardatari
avventurieri
su inguini illanguiditi..

Prego lembi di pelle
stesi su corde vocali
ad asciugare
all' alito estivo della tua voce.
Miraggi marini
in gole desertiche
ma
le parole non sono carne.

Sull' orlo del burrone
sapere
che l' unica cosa che mi è andata dritta nella vita è storta
e che dove sono
è un po' casa mia e un po' casa tua:
takipirina.

Internare respiri
e piovere mondi:
responsabilità.
Dal lato in cui cade la matita
nasce qualcosa dalla mia gola.
Piove pianto di latte in agosto
e strilla gridi di miele.
Siamo universi neonati.


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